Santuario della Madonna della Colletta

La storia dell’ Oratorio della Madonna della Colletta si può suddividere in due fasi: un momento più antico, connesso alla Madonna Lattante, del quale non è possibile ricostruire con esattezza lo sviluppo, e un secondo periodo, che si colloca a partire XVII secolo.

Durante questo secondo periodo, l’oratorio viene dedicato alla Beata Maria Vergine delle Grazie. Ella è onorata e ricordata anche dall’ex voto dipinto tra il 1765 e il 1799 sopra la porta d’ingresso, dove si vede un appartenente alla casa Gozzano di Luzzogno, liberato di prigione per intercessione della Beata Vergine. Nel 1884, don Togno, scrivendo al Vescovo di Novara, richiede il consenso ad incoronare il simulacro della Madonna della Colletta, specificando, riguardo l’origine dell’oratorio, che l’erezione di questo fu quasi contemporanea alla costruzione della chiesa parrocchiale nel 1455, in quanto l’antica statua veniva inizialmente venerata in una semplice cappelletta ivi collocata. Nel 1547, negli atti della prima visita pastorale del Vescovo Carlo Bascapè, si legge che la statua che era situate sull’altare della chiesetta e che rappresentava una Madonna Allattante era “vetusta et corrosa” e “rudis et deformis”, a testimonianza del fatto che era rovinata a causa della sua antichità, e ne viene quindi richiesta la riparazione o la sostituzione. Solo con la successiva visita pastorale del cardinal Ferdinando Taverna, nel 1618, viene descritto com’era strutturato l’edificio: collocato sopra un colle isolato ed orientato verso nord, costituito da un’unica navata, completamente pavimentato, con soffitto a travi coperto da piode. Inoltre, il santuario aveva due porte d’ingresso: una sulla facciata e una più piccola collocata nel centro della parete orientale. L’illuminazione dell’edificio era data da due punti luci ai lati della porta, sulla facciata, muniti di inferriate ma senza vetri. In questo inventario non si fa nessun riferimento agli affreschi, riferendo anzi che le pareti erano state imbiancate. Il presbiterio era costituito da un’ampia cappella di forma quadrata con soffitto a volta, mentre l’altare era costituito dalla sola mensa e sopra di esso vi era una nicchia senza vetro dove era esposta (come tutt’ora) la statua venerata.

Nel 1629, con la descrizione in seguito alla visita pastorale del vescovo Giovanni Pietro Volpi, si comprende che l’antico simulacro è sato sostituito da una statua lignea indicata come “Beatae Mariae Virginis cum filio ingremio” e il suo stato viene allora indicato con “decens”, quindi accettabile.  L’oratorio risulta ingrandito nella navata, ora con soffitto a volta. Anche le finestre furono ingrandite negli anni successivi del secolo XVII e venne aggiunta anche una finestra a mezza luna sopra la porta d’entrata. Tra il 1617 e il 1629, venne costruito sul lato sinistro della facciata il campanile che accoglierà l’antica campanella, sostituita poi nel corso del secolo XVIII da una più piccola. Tra il 1624 e il 1646 viene collocata la balaustra del presbiterio, in marmo bianco. Nel 1646, il curato di Luzzogno don Francesco Gozzano, nel suo inventario, nomina per la prima volta l’oratorio con una nuova dedicazione: “alla Beata Maria Vergine delle Grazie”. Nel 1759, il vescovo Bolbis Bertone registrò la presenza di due quadri senza cornice che dovrebbero essere le due pregevoli tavole di scuola fiamminga rappresentanti la Natività e l’Adorazione dei Magi, ora collocate in chiesa parrocchiale. Nel 1758 fu costruita la sacrestia e chiusa la porta laterale. Con la visita pastorale del vescovo di Novara cardinal Giuseppe Rocozzo, del 1820, l’oratorio venne intitolato per la prima volta alla “Natività di Maria” che si festeggia l’otto settembre. Durante i secoli XIX e XX, l’oratorio venne sottoposto a vari interventi e restauri, mutandone l’antica fisionomia. In particolare, con i lavori di ristrutturazione della volta e delle pareti voluti dal parroco don Pietro Picena, nel 1895, vennero riscoperti gli affreschi sulla parete occidentale della navata di scuola gaudenziana (1520-1530 circa). Venne restaurato anche il presbiterio, sulla cui parete sinistra il celebre pittore Vittorio Cavalleri, che si interessò anche di riportare alla luce gli antichi affreschi, dipinse l’affresco dell’Annunciazione, dove si ammira la Madonna vestita con il tipico costume della Valstrona. In questo periodo vennero aggiunti anche i banchi per i fedeli, costruiti da un falegname del paese. Dal 1942 cambiò anche l’aspetto esterno della Colletta. Infatti, sotto la guida di don Pietro Turati, venne sistemato il piazzale, lastricato e recintato. Inoltre, si portò l’acqua potabile in una fontana a vasca rotonda e l’esterno della chiesa fu imbiancato. Sopra la porta d’entrata si pose una vetrata retta da due colonnine che serviva da riparo dalla pioggia e furono poi rinnovati anche il tetto e il campanile, a cui vennero aggiunte due campane nel 1825 e nel 1852. La modifica più importante fu la costruzione, sul lato destro, di un nuovo corpo: il coro degli uomini, realizzato restringendo la sacrestia. L’intero edificio fu decorato con nuove pitture e sulla volta del presbiterio venne dipinta Maria Bambina nella culla.

Nel 1884, nella supplica al vescovo di Novara Eula, don Giovanni Togno chiede di poter incoronare il simulacro della Beata Vergine , il quale avvenne l’8 settembre dell’anno successivo, 1885, in seguito al riconoscimento locale. Cinquant’anni dopo, l’8 settembre 1935, il solenne rito fu ripetuto dal delegato del vescovo di Novara Mons, Raffaele De Giuli, luzzognese che l’anno successivo sarebbe stato nominato vescovo. La terza e ultima incoronazione avvenne nel 1985, da parte del vescovo di Novara Mons. Aldo del Monte. Nel 1995, su interessamento del parroco don Mauro Caglio, gli affreschi furono riaffidati ai restauri.

Gli Ex-Voto: Storie di Fede e Salvezza

Le pareti del santuario sono decorate da tavolette votive, conosciute come ex-voto, che testimoniano la gratitudine dei fedeli alla Madonna per aver ricevuto una grazia. Esistono un centinaio di questi ex-voto, realizzati a partire dal 1700.

Le tavolette rappresentano principalmente cadute, malattie e incidenti stradali, ma anche eventi bellici, cadute di massi, fulmini, cadute in acqua e agguati, ovvero circostanze tragiche, che hanno poi avuto un esito positivo e, appunto, miracoloso. Questi ex-voto sono stati dipinti da artisti locali, spesso sconosciuti, che hanno voluto tramandare la memoria di questi eventi miracolosi più con la fede che con l’arte. Nel secolo scorso, nel paese, operavano già pittori di tavolette votive come Giacomo Boretti di Luzzogno e Giuseppe Mattazzi di Massiola. In anni recenti, anche Maria De Giuli si è fatta conoscere come pittrice di ex-voto.

A completare la categoria dei doni per invocare la protezione della Vergine non mancano cuori, fedi nuziali, catenine ed altri oggetti preziosi che adornano la Vergine portata in processione o vengono lasciati al Santuario. Non mancano anche fiocchi da battesimo ed altre testimonianze dei momenti più importanti della vita degli abitanti di Luzzogno che vengono lasciati al Santuario a suggellare il legame profondo che intercorre da secoli.