Il Censimento del 1722
In quel periodo storico a causa della guerra di successione spagnola le terre del Cusio e della Valstrona facenti parte del Ducato di Milano passarono dalla dominazione spagnola (iniziata nella seconda metà del 1500) alla dominazione austriaca che si protrarrà fino all’arrivo di Napoleone nel 1797. Furono gli ideali illuminati degli Asburgo d’Austria che portarono a diverse riforme amministrative quali la risistemazione del catasto (mappa teresiana), la soppressione della censura ecclesiastica e tra gli altri il censimento del 1722.
Nel 1713 l’Imperatore Carlo VI d’Austria venne così in possesso del Ducato di Milano il quale comprendeva l’Alto Novarese e la Valle Strona, terre che da tempi immemorabili avevano l’esenzione di dazi, gabelle, imposte, ed altri privilegi contenuti in alcuni capitoli di un diploma di concessioni rilasciato ai tempi di Gian Galeazzo Visconti (1400).
Nel 1719 la Cesarea Real Gionta (ente del Ducato) ordinò un nuovo censimento dei fondi di queste terre, su cui imporre il pagamento delle tasse; questo suscitò il malcontento e le proteste dei proprietari terrieri che chiesero di impugnare il diploma che provava le esenzioni, ma purtroppo questo era introvabile. Fecero accorato appello all’Imperatore affinché sospendesse l’attivazione del decreto in attesa di ritrovare i documenti e ricorsero persino al Papa, che ordinò le censure ecclesiastiche per coloro che detenevano il diploma, contro chi sapeva e non parlava. Nel gennaio del 1729 per tre domeniche successive durante la messa grande, il parroco di Luzzogno Don Carlo Antonio Maffioli obbedendo ad un preciso e suggestivo cerimoniale, con una candela in mano e ad alta ed intellegibile voce, pronunciava le censure papali contro coloro che occultavano i diplomi delle esenzioni, e contro chi, sapendo non ne dava notizia. Pronunciate le censure, gettava a terra la candela calpestandola, dopodiché faceva dare alla campana il segno da morto, così colui che deteneva i diplomi fosse per la Chiesa considerato morto, ordinando poi al sagrestano di dare sepoltura alla candela in un luogo remoto e nascosto. Ma nonostante la terribile minaccia di scomunica, i documenti non furono mai trovati. Il più preoccupato della vicenda del nuovo catasto fu Carlo VI, il quale viste le resistenze e le reazioni di quelle terre, per evitare il pericolo di eventuali ribellioni, con decreto del 22 agosto 1731 sospese l’applicazione delle nuove imposte.
Il censimento era destinato ai fondi agro silvo pastorali, alle stalle, orti, prati, pascoli, coltivazioni sostenute da muri (terrazzamenti) e coltivazioni di vite, selve prative, selve pascolive e boschi da taglio. Naturalmente i padroni dei fondi, erano anche proprietari delle baite in essi contenute.
Il rilievo del territorio di Luzzogno, che contava allora 450 anime, venne fatto tra il 19 agosto ed il 28 settembre del 1722 dal geom. Ferdinando d’Horembeqe con l’assistenza di Gioachino la Croix, Giacomo e Antonio Rinaldi, Guglielmo Stornone e Giovanni Battista Boretti. Il territorio di Luzzogno comprendeva Strona e Inuggio, ed era composto da 19 fogli mappali disposti in ordine discendente, partendo dalla cima dei monti con il N°1, per finire nel fondovalle col N° 19, fu fatto l’elenco dei proprietari dei fondi, i numeri di mappa, la classificazione dei terreni, e la compilazione del “sommarione” del 1722.
L’ Archivio di Stato di Torino (Sezione Mappe) ci permette di risalire ai proprietari dei fondi e delle baite, cioè a coloro che in estate praticavano l’alpicoltura, mentre in autunno si recavano nelle pianure, dove praticavano il mestiere di concari o palai.
- l’Alpe Fienosecco (fondo N° 1 – fogli mappali 3 e 6) – I proprietari sono: Antonio Piana – Giovanni Albertino – Antonio Albertino – Giovanni Piana – Pietro Giuseppe e f.lli Perini – Pietro Perini – eredi di Giacomo Righettino – eredi di Bartolomeo Righettino – Martino e f.lli Righettini – Gio Pietro Piana – Gio Batta Albertino – Giulio Albertino – Gio Batta Perini – Emigliano Perini – la Comunità di Luzzogno.
- l’Alpe Toriggia (fondi N° 2-3-4 – fogli mapp. 4 e 7) – fondo N°2 Giovanni Mercante Scrinzo – fondo N°3 – Domenico Alessio Anghino – fondo N°4 Marco Battaglino.
- Il fondo N°5 – pascoli in monte e selve prative – sono i pascoli magri situati nei canaloni al di sotto l’alpe di Campalero, e sono di proprietà di Carlo Martino Battaglino- Marco Battaglino- Gio Mercante Scrinzo- Antonio e f.lli Stornoni- Antonio Boretto- Giuseppe Perino- Gio. Alessio Anghino- Domenico Alessio- Antonio Alessio- Antonio Morello- Giovanni Beltrame.
- l’Alpe Campallero (fondo N°6 – foglio mapp. 8) – Guglielmo e f.lli Stornoni – Antonio e f.lli Stornoni – Guglielmo Boretti – eredi di Carlo Boretti – Martino Boretti fù Antonio – Antonio Boretti fù Carlo – Antonio e cugini Gianoli.
- l’Alpe Colle – di sopra – ( fondo N°7 – foglio mapp. 10) – Antonio e f.lli Stornoni – Carlo Stornone – Giacomo Stornone – eredi di Giuseppe Piana – Antonio Boretto Bontempo – Giacomina Boretto Bontempo.
- L’Alpe Colle – di sotto – ( fondo N° 8 – foglio 10) Giacomo Antonio Rinaldi.
- L’Alpe Curblòn – (fondo N° 9 – foglio 10) Giacomo Antonio Mercante.
- L’Alpe Cerei di là – verso Inuggio ( fondi N°29 e 30 – foglio 12 )- Guglielmo Mosetto Boretto – Giacomo Soldato – Giuseppe Guglielmo Savoia – Maria e Cattarina sorelle Savoia – Guglielmo Boretto fù Giacomo – Martino Boretto fù Antonio – Giuseppe Boretto – Giacomo Rinaldi – Francesco Antonio e f.lli Rinaldi – Carlo Antonio Boretto fù Battista. – ( fondo N° 31- foglio 12 ) – Carlo Martino Battaglino – Marco Battaglino – Giovanni Mercante Scrinzo – Antonio e f.lli Stornoni – Carlo Stornone – Giacomo Stornone Antonio Borettto fù Carlo.
- Alpe Cerei di quà – verso Luzzogno ( fondo N°88 – foglio 16 )- Giovanni Negri -(Del Negro )
- Alpe Cùrgeel – ( fondo N°32 – foglio 13) – Giacomo Antonio Mercante Scrinzio.
Nel “sommarione” e nelle mappe del 1722 le di baite di Casalero, Cortechiuso e Cascine d’Alessi non esistono, difficilmente sono sfuggite ai meticolosi agenti del censimento della Cesarea Real Gionta; è molto più probabile che ai tempi ci fosse solamente il pascolo, al massimo qualche ricovero naturale per il pastore e che le baite siano state costruite dopo il 1722.
Grazie per la lettura! Arrivederci alla prossima!!