Cronache della Parrocchia di Luzzogno tra il XV e il XX secolo

La mappa   dei confini territoriali,  ci mostra una panoramica dei pascoli, dove si incontrano i confini del territorio di Luzzogno-Massiola- Buglio- Megolo e Anzola e Loreglia. (mappa del 1921).

Questo ampio pascolo, in passato fù oggetto di numerose contestazioni tra i pastori dei vari alpeggi, sui diritti di pascolo, e su confini territoriali spesso violati dall’una, o dall’altra parte. Nel corso dei secoli,  vennero fatti parecchi arbitrati, verifiche, perizie e cause, senza contare le numerose liti tra le comunità, e tra pastori,  alimentate a volte da pregiudizi o da egoismi, come testimoniano i numerosi documenti presenti nell’Archivio Storico del Comune di Valstrona, alcuni dei quali risalgono al XVI e XVII secolo, quando la suddivisione del territorio non era ben chiara e definita, ci vollero secoli di controversie per raggiungere l’assetto territoriale che oggi conosciamo, e credo che qualcuna di queste “controversie “ meriti di essere raccontata, con le parole dei protagonisti.

A: Territorio di Massiola – B: Alpe Fienosecco – C: Alpe Toriggia – D: Alpe Corte Chiuso – E: Alpe Campalaro – F: Territorio di Buglio – G: Territorio di Luzzogno – H: Territorio di Megolo e Anzola – L: Laghetti del Massone

Stralcio, dell’atto di convenzione per l’alpe Bagnone – 27 aprile 1562 

Vertendo un pezzo fa, ed essendo vertite liti e controversie tra il comune e uomini di Buglio da una parte, ed il comune di Loreglia e particolari comparsi divisi dall’altra, per occasione di una pezza di terra, di monte, pascolo, traso, cui coerenzia il detto comune e territorio di Loreglia, per l’Orro del Cavallo, e andando per dirittura sopra l’Orro della Cravarezia, a mezzogiorno il comune e territorio di Luzzogno, a sera li alpi della Mazeglia di Beduino, dell’illustrissimo sig.Odola di Crusinallo, ed eredi del sig. Nicolao Notaro di Omegna, ed adesso in luogo degli eredi del Nicolao, coerenziano li alpi detti il Campalaro, in quali alpi di Campalaro e Mazeglia, la comunità di Buglio, e le persone di Loreglia e Chesio hanno a fare con certe persone di Luzzogno, e dall’altra parte la colma di Ornavasso, salvo errore delle coerenze o degli atti.

Da cùi n’è che, Battista Beltrama e Giovannino della Sartorisa, Comino Comola, Battista Ragazzo, Guglielmo Pattonetto, Stefano di Giovannino, Giovannino d’Ottino e Stefano Gerardino, tutti di Buglio, in vece della comunità ed università di Buglio, promettono di far rattificare il presente istromento per una parte; e Martino di Milano Bertoletto di Loreglia, Giovanni del Guglielmino del Guglielminetto di Chesio, Guglielmino del Giacomo Maffiolo e Bernardo della Todesca, per l’altra parte.  E prima le dette parti si sono acquietate, ed hanno convenuto che la pezza di terra in Bagnone si divida in due parti, una alla comunità di Buglio, e l’altra a particolari di Loreglia e Chesio.

Quelli di Buglio però dovranno rilevare la sesta parte della porzione assegnata loro nella divisione (e cioè la sesta parte della metà della pezza, monte, pascolo e traso di Bagnone) e assegnarla alla comunità di Loreglia e Chesio.  Li particolari di Loreglia e Chesio invece, dovranno assegnare la terza parte della loro porzione alla comunità di Loreglia e Chesio, che avrà libertà di pascolo, ma non dovrà intromettersi in detto alpe Bagnone.  Il bosco in detta terza parte, andrà diviso in due parti, una alla comunità di Buglio,  e l’altra da dividersi tra li particolaridi Loreglia e Chesio, e la comunità di Loreglia e Chesio.  Più hanno convenuto che in caso di taglio di detti boschi da parte di qualsivoglia delle parti, si abbia e si debba aver pazienza, se le bestie che si troveranno a caricare il carbone che si farà di detti boschi, che possano pascolare liberamente. Ed a maggior forza e fermezza di tutte le sopra dette cose, le suddette parti, ed ognuna d’esse toccate con le proprie mani corporalmente le scritture, con delazione del prefato sig.Podestà, e nelle mani di noi notari infrascritti, toccate con le mani corporalmente le scritture con tutte le cose contenute nel presente istromento sono vere.Ed hanno rogato noi, Ludovico Comoli, e Giovanni Antonio Caccini notai, ed in solidum a ciò con le predette ne facciamo un pubblico istromento.           – Omegna 27 aprile 1562 –    

Un Regio decreto del 1868, sopprese il comune di Buglio aggregandolo al comune di Casale Corte Cerro. – Prima di questa data Buglio (oggi Montebuglio) faceva comune a sé, ed aveva un’estensione territoriale molto vasta, – come si vede nella mappa – A –  alla lettera – F – vi è il territorio di Buglio, che confina coll’alpe Campalaro, dove solo una sottile striscia del comune di Loreglia con Chesio lo separa dal territorio di Luzzogno.  La vastità del territorio di questa piccola comunità di Buglio, deriva dalla preminente attività pastorale esercitata nei secoli da questa antichissima comunità, nominata in un documento del 24 novembre dell’anno 1180, quando il vescovo Bonifacio concede ad Aycardo di Crusinallo la giurisdizione ed i proventi sul territorio di Crusinallo, (vedi f.3-1- investitura ai signori di Crusinallo )   Ma verosimilmente l’antropizzazione della valle hà un origine più remota; secondo una “ipotesi affascinate”, gli uomini primitivi del neolitico  praticavano la pastorizia e l’allevamento del bestiame, stanziando a quote più basse, su pendii più fertili e temperati, nelle immediate vicinanze dei laghi.  Ma dalle pianure, arrivò una popolazione culturalmente più evoluta, proveniente dalle aree costiere mediterranee, (i Liguri) portatori di sistemi di coltura sconosciuti agli autoctoni, che si videro emarginati, e costretti a praticare la loro secolare attività  pastorale nelle valli più remote, dove svilupparono tecniche di lavorazione di latte, formaggi, e dell’allevamento del bestiame, insediandosi definitivamente nelle vallate prealpine.

Alla prossima!!

Luzzogno

E’ un soleggiato paese della Valstrona, disposto su un pianoro spazioso a 710 mt. d’altitudine, tra prati e boschi scoscesi. Il nome potrebbe derivare da Lux-Omnium ad indicare il ruolo primario ”luce di tutta la Valle” oppure discendere da Lucus-usium, “foreste degli Usii” (antichi abitanti di queste zone) o, anche, da Lucus-omnium “Bosco di tutti”, per la grande estensione del suo patrimonio silvestre.

Le prime popolazioni che si spinsero in questo territorio provenivano probabilmente dalle limitrofe valli Sesia e Anzasca. Nel secolo IX i signori di Crusinallo inviarono sul posto alcune famiglie per guidare gli armenti alla pastura: i pascoli erano abbastanza agevoli e protetti, l’acqua scorreva in abbondanza. Le prime abitazioni dovettero sorgere proprio vicino al torrente.

            Rispetto ad altre zone della Valle, molto più impervie, l’altopiano di Luzzogno, ben esposto al sole e riparato dai venti, si presentava particolarmente adattabile, se pur con duro lavoro, alle colture: patate, fagioli, segale e canapa (quest’ultima preziosa per ricavarne il tessuto, come testimonaio alcun resti di pozzi da macerare).Discretamente generoso di castagne e noci (con le quali si produceva farina e olio per l’illuminazione), di foraggio per mandrie e greggi, il paese vide ben presto aumentare il numero degli abitanti.Luzzogno fu la prima Parrocchia della Valle, staccatasi da Omegna nel 1455; fu anche il più antico comune (1756).

            Utilizzando il legno locale (faggio, frassino, rovere, larice) gli uomini divennero abili intagliatori e falegnami, tradizione che continua ai tempi odierni, e che ha vissuto un periodo di grande espansione allorchè, utilizzando la forza dell’acqua dello Strona, si crearono numerosissimi laboratori artigianali per la costruzione di svariati oggetti: dai giocattoli ai mestoli, dai macinapepe alle cornici. Accanto alla radizionale lavorazione del legno esiste, da tempi antici, anche l’arte dei peltrai e dei concari, esperti nel trattare i metalli e nel realizzare articoli casalinghi di vario genere. I prodotti di questi artigiani erano un tempo smerciati, insieme ai prodotti agricoli, sui mercati di Omegna, Orta, Gozzano, Pallanza e Domodossola, trasportati dalle donne dentro le gerle.

            Durante il 1800, periodi di forte carestia costrinsero gli uomini ad emigrare: se prima, infatti, lattonieri e falegnami gia si spingevano nelle pianure piemontesi e lombarde a prestare la loro opera manuale, nel periodo menzionato si recavano in Germania e America per anni interi.

            In località Pianaccia, esisteva anche una cava di marmo “di grana molto fine e trasparente” (Don Felice Piana) che fu chiusa nel 1884 per difficoltà di trasporto. Stessa fine per le miniere di calcopirite all’Alpe Colle, sopra l’abitato, abbandonate dopo la Prima Guerra Mondiale. Esistevano anche miniere di ferro e oro intorno a Massiola.

Luzzogno oggi

            Benchè il fenomeno dello spopolamento montano abbia raggiunto anche la Valstrona, si può constatare che i luzzognesi siano ancora molto legati al loro territorio. Ciò è testimoniato dal discreto sviluppo edilizio degli ultimi tempi e dalla tendenza dei giovani che intendono formarsi una famiglia a stabilirvisi definitivamente. Attualmente il paese, con 400 abitanti, dispone di un asilo infantile, delle scuole elementari e della biblioteca; inoltre è aperto al pubblico un negozio di alimentari e uno di parrucchiera.

            Enti e gruppi sociali sono: il Circolo Operaio, la Pro Loco, il Gruppo di Volontari per il pronto soccorso, il Gruppo Alpini, il Comitato Festeggiamenti Madonna della Colletta. Per quanto riguarda le attività lavorative si può ricordare che a Luzzogno sono esercitati molti mestieri. Infatti vi sono: muratori, fabbri, idraulici, lattonieri, meccanici, piastrellisti, elettricisti, falegnami, molti dei quali svolgono attività in proprio. Non mancano affermati cuochi e pasticceri, negozianti di commestibili, parruchiere ed estetiste, chi svolge professione d’insegnante, geometra, ragioniere e chi si occupa d’attività artistiche. Funzionano inoltre alcune piccole fabbriche a conduzione familiare, dedite alla lavorazione del rame, di minuterie metalliche.Un altro buon numero di persone porta la propria capacità produttiva nelle città di Omegna e zone circostanti, qualche giovane, ma questi sono la minoranza, si ferma nelle fabbriche di “fondo valle”.

            Per quanto riguarda l’agricoltura e l’allevamento del bestiame (un tempo molto praticate), è senz’altro da rilevare che Luzzogno è ancora uno dei pochi paesi della Valle a mantenere un discreto numero di “coltivatori diretti”. Questi si dedicano all’allevamento di capre e pecore (la Pro Loco ha organizzato per un trentennio un’importante Rassegna Ovi-Caprina riconosciuta a livello regionale) e di bovini, con i quali in estate sono raggiunti gli ultimi alpeggi ancora in uso.